DIFFERENZA TRA AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO E INTERDIZIONE
Breve analisi e panoramica sulle differenze tra un'amministrazione di sostegno e interdizione
5/11/2025
Nel complesso panorama giuridico italiano, la protezione delle persone che, per diverse ragioni, si trovano in una condizione di vulnerabilità e incapacità di provvedere ai propri interessi riveste un'importanza cruciale. A tal fine, l'ordinamento mette a disposizione due strumenti giuridici principali: l'amministrazione di sostegno e l'interdizione. Pur condividendo l'obiettivo comune di offrire tutela, queste due misure si distinguono profondamente per presupposti, portata, effetti e filosofia sottostante. Comprendere appieno le loro differenze è fondamentale per individuare lo strumento più adeguato alle specifiche esigenze della persona da proteggere, garantendo il minor sacrificio possibile della sua capacità di agire e della sua autonomia.
Interdizione: Una Misura Drastica per l'Incapacità Totale
L'interdizione, disciplinata dagli articoli 414 e seguenti del Codice Civile, rappresenta la misura più restrittiva prevista dall'ordinamento per la tutela delle persone maggiorenni. Essa viene pronunciata dal Tribunale quando ricorrono congiuntamente due condizioni essenziali:
Grave infermità mentale: La persona deve essere affetta da un'infermità di mente talmente grave da renderla totalmente incapace di provvedere ai propri interessi. Non è sufficiente una semplice difficoltà o limitazione, ma è necessario un deficit psichico di elevata intensità e permanenza.
Incapacità totale: A causa di tale infermità, la persona deve essere ritenuta totalmente incapace di comprendere la natura e le conseguenze degli atti che compie e, di conseguenza, di manifestare una volontà cosciente e libera.
Una volta pronunciata l'interdizione con sentenza passata in giudicato, la persona interdetta viene privata della piena capacità di agire. Ciò significa che non può compiere validamente alcun atto giuridico, né di natura patrimoniale (come vendere, comprare, stipulare contratti) né personale (come dare il consenso a trattamenti sanitari, riconoscere un figlio). In sua vece, viene nominato un tutore dal giudice tutelare. Il tutore agisce come legale rappresentante dell'interdetto, sostituendosi completamente alla sua volontà e gestendo i suoi interessi.
Il tutore è tenuto a compiere gli atti necessari per la cura della persona interdetta, amministrarne i beni e rappresentarla in tutti gli atti civili. Tuttavia, per alcuni atti di maggiore importanza (ad esempio, alienazione di beni, riscossione di capitali, accettazione o rinuncia di eredità), il tutore necessita dell'autorizzazione del giudice tutelare.
L'interdizione, proprio per la sua natura radicale, è considerata un "ultima ratio", da adottarsi solo quando non vi siano misure alternative idonee a garantire la protezione della persona.
Amministrazione di Sostegno: Una Tutela Flessibile e Personalizzata
L'amministrazione di sostegno, introdotta con la legge n. 6 del 2004 e disciplinata dagli articoli 404 e seguenti del Codice Civile, rappresenta una misura di tutela molto più flessibile e mirata rispetto all'interdizione. Essa è volta a proteggere le persone che, per effetto di un'infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi.
I presupposti per la nomina di un amministratore di sostegno sono quindi meno stringenti rispetto all'interdizione. Non è richiesta una totale incapacità, ma è sufficiente una difficoltà, anche transitoria, a compiere determinati atti della vita quotidiana. La menomazione può essere di varia natura (fisica, psichica, sensoriale) e non necessariamente di carattere permanente.
La caratteristica distintiva dell'amministrazione di sostegno è la sua estrema personalizzazione. Il provvedimento di nomina dell'amministratore di sostegno, emesso dal giudice tutelare, deve specificare con precisione:
Gli atti che l'amministratore di sostegno ha il potere di compiere in nome e per conto del beneficiario.
Gli atti per i quali il beneficiario necessita dell'assistenza (consenso congiunto) dell'amministratore di sostegno.
Gli atti che il beneficiario può compiere autonomamente.
In sostanza, l'amministrazione di sostegno mira a limitare il meno possibile la capacità di agire della persona vulnerabile, consentendole di conservare la propria autonomia per tutti gli atti per i quali non necessita di aiuto. L'intervento dell'amministratore è calibrato sulle specifiche esigenze del beneficiario, fornendo un sostegno mirato e temporaneo, se necessario.
L'amministratore di sostegno viene scelto, per quanto possibile, tra i familiari della persona da proteggere o tra persone idonee e disponibili. Egli è tenuto a svolgere il suo incarico con diligenza e nell'esclusivo interesse del beneficiario, tenendo conto dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni. L'attività dell'amministratore è costantemente vigilata dal giudice tutelare, al quale deve rendere conto periodicamente della sua gestione.
Differenze Fondamentali: Un Confronto Dettagliato
Le differenze tra amministrazione di sostegno e interdizione sono significative e toccano diversi aspetti:


Evoluzione Normativa e Preferenza per l'Amministrazione di Sostegno
L'introduzione dell'amministrazione di sostegno nel 2004 ha rappresentato un cambiamento di paradigma nel modo di affrontare la tutela delle persone vulnerabili. Si è passati da una logica di "sostituzione" e annullamento della capacità (tipica dell'interdizione) a una logica di "sostegno" e accompagnamento, valorizzando le capacità residue della persona e minimizzando le restrizioni alla sua autonomia.
La giurisprudenza e la prassi applicativa hanno progressivamente evidenziato la preferenza per l'amministrazione di sostegno rispetto all'interdizione. Quest'ultima viene considerata una misura estrema, da adottarsi solo quando l'incapacità della persona è realmente totale e non è possibile garantire la sua protezione attraverso un intervento meno invasivo.
Il principio fondamentale che guida l'applicazione di queste misure è quello del "best interest" della persona da proteggere, che deve essere valutato caso per caso, tenendo conto delle sue specifiche esigenze, dei suoi desideri e della sua storia personale.
Scegliere la Tutela Adeguata
La scelta tra amministrazione di sostegno e interdizione non è una decisione semplice e richiede un'attenta valutazione della situazione concreta della persona vulnerabile. È fondamentale considerare la natura e la gravità della sua infermità o menomazione, la sua capacità di comprendere e volere, e le sue specifiche esigenze di protezione.
L'amministrazione di sostegno, con la sua flessibilità e personalizzazione, rappresenta lo strumento privilegiato nella maggior parte dei casi, in quanto consente di offrire una tutela mirata e rispettosa dell'autonomia residua della persona. L'interdizione rimane una misura eccezionale, da adottarsi solo quando l'incapacità è totale e non vi sono alternative efficaci per garantire la protezione degli interessi della persona.
In ogni caso, la decisione finale spetta al giudice tutelare, che, dopo aver ascoltato la persona da proteggere, i suoi familiari e i servizi sociali, individuerà la misura più idonea a garantire la sua protezione nel modo meno restrittivo possibile, nel pieno rispetto della sua dignità e dei suoi diritti fondamentali. La consapevolezza delle profonde differenze tra questi due istituti è il primo passo fondamentale per assicurare una tutela efficace e rispettosa delle persone più vulnerabili della nostra società.
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